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Ungheria – La Corte di Giustizia si pronuncia contro le leggi ungheresi sul gioco online nel caso Unibet

By - 26 giugno 2017

In una causa intentata da Unibet del Gruppo Kindred, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha stabilito che la legislazione ungherese sui giochi online viola il principio della libera prestazione dei servizi.

Ha affermato che la legislazione era "limitata, in primo luogo, in modo discriminatorio e, in secondo luogo, a causa della sua natura non trasparente".

Nel 2014, le autorità ungheresi hanno accertato che Unibet forniva, su siti Internet in lingua ungherese, servizi relativi ai giochi d'azzardo pur non essendo titolare della licenza richiesta in Ungheria per esercitare tale attività. Successivamente, tali autorità, da un lato, hanno disposto, il 25 giugno 2014, il blocco temporaneo dell'accesso dall'Ungheria ai siti Internet dell'Unibet e, dall'altro, il 29 agosto 2014, hanno inflitto un'ammenda a tale società.

L’Unibet ha quindi proposto ricorso dinanzi al Fővárosi Közigazgatási és Munkaügyi Bíróság (Tribunale amministrativo e del lavoro di Budapest, Ungheria) chiedendo l’annullamento di tali due decisioni in quanto la normativa ungherese alla base delle stesse era contraria al principio della libera prestazione dei servizi.

Unibet ha ritenuto che, sebbene, durante i periodi controversi, gli operatori stabiliti in altri Stati membri avrebbero potuto, teoricamente, ottenere in Ungheria una licenza per organizzare giochi d'azzardo on-line (poiché la fornitura di tali servizi non era riservata ad uno Stato monopolio), era praticamente impossibile per loro ottenere una simile licenza. Secondo l'Unibet, durante tali periodi, l'Ungheria non ha indetto gare d'appalto pubbliche per la conclusione di contratti di concessione che avrebbero consentito di ottenere le licenze richieste. Allo stesso modo, l'Unibet ha ritenuto che l'Ungheria, in pratica, la escludesse dalla possibilità prevista dal diritto ungherese di concludere tali contratti in qualità di operatore «affidabile» di giochi d'azzardo.

La Corte di giustizia ha ritenuto che la normativa nazionale in questione, che vieta l'organizzazione di giochi d'azzardo senza previa autorizzazione da parte delle autorità amministrative, costituisce una restrizione al principio della libera prestazione dei servizi.

La Corte prosegue poi rilevando che, secondo la normativa nazionale sulla base della quale è stata adottata la decisione del 25 giugno 2014, gli operatori di giochi d'azzardo dovevano, per essere ritenuti «affidabili», dimostrare di essere aveva esercitato, per un periodo di almeno 10 anni, un'attività consistente nell'organizzazione di giochi d'azzardo in Ungheria. La Corte ritiene che un siffatto requisito costituisca una differenza di trattamento poiché svantaggia gli operatori di giochi d'azzardo stabiliti in altri Stati membri rispetto agli operatori nazionali, che potrebbero più facilmente soddisfare tale condizione. Per tale motivo, la Corte dichiara che la normativa censurata www.curia.europa.eu è discriminatoria e, pertanto, contraria al principio della libera prestazione dei servizi.

Per quanto riguarda la normativa nazionale sulla base della quale è stata adottata la decisione del 29 agosto 2014, la Corte ha statuito che l'obbligo imposto alle imprese che intendono ottenere lo status di operatore «affidabile» dei giochi d'azzardo che devono aver effettuato un'attività che comporta l'organizzazione di giochi d'azzardo per tre anni in uno Stato membro non comporta un vantaggio per gli operatori stabiliti nello Stato membro ospitante e potrebbe quindi, in linea di principio, essere giustificata da un obiettivo di interesse generale, come ad esempio tutela dei consumatori o la salvaguardia dell’ordine pubblico. Tuttavia, tale normativa non soddisfa l'esigenza di trasparenza in quanto né le condizioni che disciplinano l'esercizio da parte delle autorità nazionali dei loro poteri nelle procedure di affidamento delle concessioni agli operatori di giochi d'azzardo «affidabili», né le condizioni tecniche che gli operatori devono soddisfare al momento della presentazione delle offerte era stata definita con sufficiente precisione. Pertanto, la Corte conclude che anche il principio della libera prestazione dei servizi osta a tale normativa.

A seguito della sentenza, la European Gaming and Betting Association ha esortato i regolatori di Paesi Bassi e Ungheria a garantire leggi sul gioco d'azzardo online più trasparenti e obiettive, dopo che entrambi i paesi non sono riusciti a offrire criteri di licenza non discriminatori.

La Corte di giustizia dell’UE ha ritenuto che l’Ungheria ha violato la libertà fondamentale di fornire servizi garantita dall’articolo 56 del trattato UE (TFUE), che vieta a un operatore transfrontaliero autorizzato nell’UE di fornire legalmente i propri servizi in Ungheria, non organizzandosi un bando di concessione pubblicato secondo criteri oggettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati.

Maarten Haijer, segretario generale dell’EGBA, ha dichiarato: “La Corte ha ribadito che gli Stati membri devono garantire che la regolamentazione nazionale sui servizi di gioco d’azzardo online soddisfi criteri oggettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati. Solo un mercato del gioco d’azzardo online adeguatamente regolamentato e trasparente può garantire che il consumatore venga incanalato verso l’offerta regolamentata”.

Ha aggiunto: “La sentenza della Corte è un messaggio chiaro alle altre autorità di gioco, inclusa l'Autorità di gioco olandese, che non devono applicare regolamenti che non siano conformi alla legge fondamentale dell'UE. Ci aspettiamo che questi Stati membri riconsiderino e revochino queste misure di applicazione poiché agiscono in violazione del diritto dell’UE. Le loro azioni non servono gli interessi dei consumatori, non riescono a incanalare i consumatori verso fornitori affidabili, invece si limitano a sostenere una regolamentazione fallita”.

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